• Sab. Apr 1st, 2023

Gesù Cristo guarisce il paralitico presso la piscina di Bethsaida di Bartolomé Esteban Murillo

Ben trovato, ti presento «Gesù Cristo guarisce il paralitico presso la piscina di Bethsaida», dipinto realizzato tra il 1667 ed il 1670 dal pittore spagnolo Bartolomé Esteban Murillo, proveniente dalla chiesa dell’Ospedale della Carità di Siviglia ed ora conservato alla National Gallery di Londra.

L’episodio, narrato nel Vangelo di Giovanni, si svolge nei pressi della piscina di Siloe a Gerusalemme, visibile alla destra del dipinto e attorno alla quale gli ammalati attendono che qualcuno abbia compassione di loro. Il testo evangelico dice che lì «giaceva una moltitudine di infermi». Una massa di umanità che «giace», che non sta in piedi avendo perso la posizione eretta da interlocutore di Dio. Gesù viene a cercare questa umanità ferita e incapace di salvarsi da sola, non va tra chi sta bene ma va tra i reietti. Purtroppo devo confessare che spesso vedendo questa umanità sofferente sono fuggito, ho fatto finta di non vedere; eppure Gesù sceglie gli ultimi, gli ammalati, i sofferenti, i perdenti, i falliti, gli incapaci e sempre porta con sé una possibilità di salvezza.

La piscina si riempiva soprattutto di acqua piovana e veniva usata per lavare gli animali che venivano condotti nel Tempio per essere sacrificati; secondo una credenza popolare le acque avevano miracolosi effetti terapeutici quando erano mosse dal lieve vento prodotto dalle ali di un angelo. Murillo lo rappresenta in cielo, circondato da un alone di luce dorata, pronto a scendere sulla piscina e renderne l’acqua taumaturgica per qualsiasi malattia.

Gesù incontra qui un paralitico, malato da trentotto anni, che ha perso la speranza di guarire. «Gesù vedendolo», dice il Vangelo: è lui che se ne accorge, non rimane insensibile. Come è bello questo sguardo di Gesù attento alle tue sofferenze e ai tuoi disagi: vorrei chiedere a Gesù per me e per te la stessa capacità di avere lo sguardo aperto sui bisogni degli altri. Uno dei motivi che causa più sofferenza è l’indifferenza, vero contrario dell’amore: vuole dire negare l’esistenza dell’altro fingendo di non notarlo.

Gesù in piedi chiede al paralitico: «Vuoi guarire?» La domanda non è superflua. Quest’uomo è un malato cronico, nel quale si è spento il desiderio di vita: il Vangelo lo riconosce per il numero di anni in cui è stato ammalato, trentotto. Un numero senza un uomo; ma ora, questi trentotto anni hanno una voce paziente a disposizione, una grazia che forse ha tardato ma che è finalmente offerta. Il peccato di quest’uomo è la mancanza di speranza! Quello che è più pericoloso non è il peccato, la caduta, l’errore, ma lo scoraggiamento; il problema non è cadere ma decidere di non rialzarsi più. Dio è amore e vita, dono che si comunica: ognuno ne riceve nella misura in cui lo vuole. L’uomo privo di desideri è morto: resta immobile e non va da nessuna parte. Chiedo per me e per te il dono della speranza, anche e soprattutto quando tutte le strade umane sono chiuse, quando ogni porta sembra serrata.

Gesù con il gesto della mano invita il paralitico ad alzarsi: l’artista fa notare la profonda partecipazione di Gesù al dramma dell’infermo attraverso la simmetria delle mani dei due protagonisti, con i palmi rivolti verso l’alto, tipico di chi chiede o di chi si appresta ad afferrare la mano bisognosa dell’altro. Il paralitico, disteso a terra sul suo giaciglio, non aveva mai trovato nessuno che lo aiutasse e si rivolge a Gesù, chiedendo di essere trasportato sul bordo della piscina. In basso, vicino al giaciglio, si vedono una brocca e una ciotola, i poveri arnesi che il mendicante usa per bere e mangiare, e un bastone che lo aiutava a spostarsi di quel poco che la malattia gli concedeva. San Pietro, insieme con san Giovanni ed un altro apostolo non identificabile, accompagna Gesù ed osserva con attenzione la scena: uno dei suoi primi miracoli, narrato nel libro degli Atti degli Apostoli, sarà proprio la guarigione di un mendicante storpio.

Il cane che appena si vede sulla sinistra richiama la fedeltà e in questo caso indica la passione di Gesù per l’uomo e le sue miserie.

Come dicevamo, non è stato il paralitico a chiedere la guarigione, Gesù ha preso l’iniziativa. Il suo amore ti precede e ti sorprende sempre, arriva anche dove tu pensi non ci sia più speranza: lasciati stupire dal suo amore e sempre più scoprirai la bellezza della tua vita!

Grazie per la tua attenzione.