• Sab. Apr 1st, 2023

Ben trovato. Ti presento la «Guarigione del cieco nato» di Orazio De Ferrari, oggi esposta al Palazzo Bianco di Genova. L’episodio è riportato dall’evangelista Giovanni e questa pagina del Vangelo è ben illustrata dall’opera del De Ferrari, pittore del XVII secolo. In un’unica scena sono raccolti vari momenti del racconto: l’incontro tra Gesù e il cieco, l’interrogatorio dei Farisei al cieco e ai suoi genitori, la sua nuova vita inaugurata dalla professione di fede.

Gesù è rappresentato al centro ed il colore delle vesti risalta la sua figura: il rosso della tunica è simbolo della natura umana e l’azzurro del vaporoso mantello è simbolo della natura divina. Il volto di Cristo è sorgente di luce ed illumina la scena: «finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo», afferma nello stesso episodio.

«Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita»: vede un cieco, un individuo che al tempo era un emarginato, e prende l’iniziativa. Non è l’uomo che vede Dio, è Dio che vede l’uomo e gli va incontro: Gesù non vede il peccato del cieco ma la sua sofferenza e il suo grido di aiuto che in essa si nasconde.

«Sputò per terra, fece del fango con la saliva e spalmò il fango sugli occhi del cieco»: con la mano destra, Gesù tocca gli occhi dell’uomo che gli sta davanti. Cristo è capace di utilizzare tutto, anche gli errori ed il peccato, per aprire gli occhi del cuore, come qui fa con il fango.

Il gesto che riguarda la saliva, la terra, il tocco, rivela chiaramente una profonda intimità: ricorda il desiderio di Dio che vuole entrare in relazione con le sue creature nel profondo della loro esistenza, lì dove si nascondono l’angoscia, la paura e la vulnerabilità.

«Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva». Il bicchiere che il cieco tiene tra le mani allude alla piscina di Siloe dove Gesù lo manda a sciacquarsi gli occhi e ricorda anche ciò che Gesù dice alla samaritana: «Io sono l’acqua viva, chi beve di quest’acqua non avrà più sete». Appoggiato alla gamba del cieco si vede ancora il bastone che fino a questo momento ha usato per orientarsi, palesando la sua insicurezza.

Alle spalle di Gesù ci sono due anziani: il primo guarda interessato il miracolo, il secondo abbassa lo sguardo. Sono i farisei che, chiusi nella loro autoreferenzialità, non riconoscono il miracolo e scatenano un processo contro Gesù. Il peccato si annida proprio dove è difficile scovarlo, lavora spesso lontano da ogni visibilità, scava un suo spazio proprio in chi crede di esserne immune. Alla fine sarà Gesù ad annunciare il verdetto del processo, nel quale si rivela chi vede e chi è cieco: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: noi vediamo, il vostro peccato rimane». Oggi come allora, le tenebre si annidano in quel sistema di omologazioni che ci impedisce di vivere la libertà di essere noi stessi.

Alle spalle del cieco sono rappresentate altre quattro persone: si tratta degli anziani genitori dell’uomo e una donna con un bambino in braccio, forse la moglie. La famiglia, accorsa perché chiamata dai farisei, colta da paura, preferisce non esprimersi in merito a ciò che è accaduto al loro figlio: se ne lavano le mani per timore delle conseguenze e rimandano al figlio ogni responsabilità.

Altre tre persone dietro a Gesù, meno evidenti, sono i concittadini del cieco: due di essi sono distratti e non si sono nemmeno accorti di quello che sta accadendo. Rappresentano coloro che nella vita non vogliono compromettersi, ma guardano con distacco e indifferenza quello che succede attorno a loro.

La vista che quell’uomo ottiene è simbolo di un nuovo sguardo sulla realtà, filtrato dalla fede: il bambino stupito che guarda verso Gesù rimanda alla nuova vita e alla nuova nascita suscitata dall’incontro con Dio.

Un’ultima persona, una donna, ha lo sguardo attento ma guarda altrove: verso dove? Verso la Risurrezione. Perché quel miracolo, secondo Giovanni, altro non è che un segno con cui Gesù invita a guardare oltre, verso la Vita Eterna che attende dopo la morte e che sarà il compimento di ogni aspirazione e desiderio.

Grazie per l’ascolto.